NEMESIS – Un film di Pujadevi
Nemesis è un viaggio visivo potente e spiazzante, che racconta il contrasto tra l’immaginario maschile dominante e il consumismo capitalista, attraverso le storie di tre protagoniste femminili.
Questo film nasce da una mia intuizione profonda, da qualcosa che mi ha attraversata senza chiedere permesso. Non ho potuto fare a meno di girarlo. È stata una sorta di chiamata, un’urgenza interiore che si è trasformata in immagini, parole, carne.
Completamente autoprodotto e autofinanziato, Nemesis è stato realizzato con coraggio, libertà e una visione artistica radicalmente indipendente. Un gesto di amore e resistenza, costruito insieme a un cast di eccezione e un team di professionisti che hanno condiviso con me la stessa fame di verità.
REGIA: Pujadevi
SOGGETTO: Pujadevi, Alice Baroni, Daniele Cauduro, Alice Regis Milano
GENERE: Drammatico
FOTOGRAFIA: Danilo Fodale
MONTAGGIO: Danilo Fodale
RIPRESE: Danilo Fodale, Stefan Stechel
COLORIST: Kristian Famà
SOUND DESIGN: Vanessa Grilli
COREOGRAFIE: Pujadevi, Alice Baroni, Daniele Cauduro, Alice Regis Milano
TRUCCO EFFETTI SPECIALI: Beatrice Bianco, Alessia Castagna
DURATA: 60 minuti
LOCATION: Milano (girato tra 2023/2024, ultimato a maggio 2024)
PRODUTTORE: Pujadevi
ASSISTENTE DI PRODUZIONE: Paola Pace
CAST: Alice Baroni, Daniele Cauduro, Alice Regis Milano, Pujadevi
Riconoscimenti internazionali
Award Winner – Berlin Indie Film Festival
Official Selection – Cannes Arts Film Fest
Official Selection – Paradise Film Festival
Official Selection – Santa Monica International Filmmaker Awards
Semi-Finalist – Tokyo Women Film Festival
Menzione d’Onore – Experimental Forum Los Angeles
Nemesis è la mia opera prima. Ogni inquadratura, ogni scelta estetica, ogni dettaglio, è stato curato con l’amore ostinato di chi sa che il cinema, anche quando nasce fuori dai circuiti tradizionali, può scuotere, rispecchiare, aprire domande.
Prossime proiezioni
PRIVATA: 03/07
ONLINE: 14/07 ore 20.30 su ZOOM. Iscriviti qui per partecipare.
PUBBLICA 17/09 ore 20.30 presso Fucine Vulcano APS
NEMESIS – SINOSSI
Nemesis è un film che si spoglia della sceneggiatura parlata, dei dialoghi.
Nel caos di schermi, cellulari e violenza, le parole si sono dileguate, sono annegate nel frastuono digitale. In Nemesis, la comunicazione non si esprime attraverso dialoghi. Le scene si snodano come un video clip, accompagnate dalla musica e dai respiri, svelando l’anima umana attraverso la lente del silenzio. Un viaggio emotivo dove la musica e il respiro non solo accompagnano ma diventano la voce di quelle anime silenziose.
Al centro della trama, tre donne, le protagoniste, ciascuna avviluppata in un dilemma esistenziale che riflette l’eterna lotta tra l’immaginario maschile dominante e il giogo del consumismo capitalista. Queste figure femminili, lungi dall’essere mere vittime, si dimenano in un contesto che cerca di ingabbiarle in ruoli preconfezionati, sfidando con la loro esistenza stessa i dettami di una società ossessionata dall’immagine.
Parallelamente, un uomo emerge dalle ombre, un’entità che aspira a incarnare l’idealizzazione machista, perdendosi in un labirinto di stereotipi che vanno dalla figura della donna angelicata e sottomessa, al maschio eternamente in cerca di un’espressione brutale delle proprie pulsioni sessuali. Quasi una caricatura dell’eroe tradizionale che si rivela essere tanto fragile quanto i pilastri su cui si basa la sua virilità presunta.
La narrazione si snoda attraverso sequenze di immagini potenti e disturbanti: corpi femminili denudati da mani prive di affetto, rinchiusi in sacchi neri insanguinati o celati nei bagagliai delle automobili, simboli di un consumismo che tratta l’essere umano come un oggetto. Le scene di violenza, gli stupri, incontri a tre, rivalità tra donne, non fanno che offrire uno spaccato metropolitano desolante, una critica mordente ai rapporti interpersonali svuotati di ogni traccia di umanità.
Eppure, il film non abbandona lo spettatore alla disperazione. Nel suo epilogo, il percorso intrapreso dalle protagoniste culmina in una catarsi, una sorta di Nemesis che porta alla riconciliazione con il proprio sé. Questo momento di introspezione e pacificazione si traduce visivamente in ampi spazi aperti tra terra e cielo, metafore potenti della libertà ritrovata, della possibilità di esistere al di fuori degli schemi imposti. La Nemesis arriva, non come vendetta ma come una catarsi che offre alle nostre protagoniste e, per estensione, a noi stessi, una possibilità di riconciliazione con il sé. È qui, in questo spazio liminale tra terra e cielo, che si apre la possibilità di una rinascita, di un’esistenza in cui l’individuo può finalmente respirare libero dai vincoli che la società impone.
Nel film, l’assenza di dialogo non equivale a mancanza di comunicazione, ma piuttosto è un’urgenza artistica deliberata, un invito a riscoprire il linguaggio universale delle immagini. Una sperimentazione per narrare una storia attraverso l’immagine, liberando lo spettatore dalle catene del verbale per immergerlo completamente in un’esperienza emotiva che sfida l’intelletto e il cuore.
Una sorta di meditazione visiva sull’alienazione e la redenzione, un richiamo a riconsiderare la nostra connessione con l’altro e con il mondo che ci circonda. In un mondo che grida senza sosta, questo film ci invita a trovare rifugio nel silenzio, a osservare e, forse, a comprendere davvero. È un invito a guardare oltre, a cercare un significato più profondo nell’apparente caos della modernità, a ritrovare l’umanità perduta nell’infinito spazio tra terra e cielo.
NEMESIS – Synopsis
Nemesis is a film that strips away spoken scripts and dialogues.
Amid the chaos of screens, cellphones, and violence, words have vanished, drowned in the digital noise. In Nemesis, communication does not unfold through dialogue. The scenes unravel like a music video, accompanied by soundtracks and breaths, revealing the human soul through the lens of silence. It’s an emotional journey where music and breath not only accompany but become the voice of those silent souls.
At the core of the plot are three women, the protagonists, each entangled in an existential dilemma reflecting the eternal struggle between dominant masculine imagery and the grip of capitalist consumerism. These female figures, far from being mere victims, grapple within a context that seeks to trap them in prepackaged roles, defying societal dictates obsessed with appearances by their very existence.
In parallel, a man emerges from the shadows, an entity aspiring to embody the machismo idealization, losing himself in a labyrinth of stereotypes—ranging from the image of the submissive, angelic woman to the eternally brutish male driven by primal sexual impulses. He becomes almost a caricature of the traditional hero, ultimately revealed as fragile as the pillars supporting his presumed masculinity.
The narrative unfolds through sequences of powerful, unsettling imagery: female bodies stripped by emotionless hands, stuffed into bloodied black bags, or hidden in car trunks—symbols of a consumerism treating humans as disposable objects. Scenes of violence, rape, threesomes, and rivalries among women paint a bleak metropolitan portrait, offering a biting critique of interpersonal relationships drained of humanity.Yet, the film does not abandon the viewer to despair. In its conclusion, the journey of the protagonists culminates in a catharsis, a kind of Nemesis that leads to reconciliation with their inner selves. This moment of introspection and peace is visually expressed through vast open spaces between earth and sky—powerful metaphors for newfound freedom, for the possibility of existing beyond imposed frameworks. Nemesis arrives not as vengeance but as a catharsis, offering the protagonists—and, by extension, the audience—a chance for self-reconciliation. It is here, in this liminal space between earth and sky, that the possibility of rebirth emerges, where individuals can finally breathe freely, untethered by society’s constraints.
In the film, the absence of dialogue is not a lack of communication but rather a deliberate artistic urgency, an invitation to rediscover the universal language of images. It’s an experiment in storytelling through visuals, liberating the viewer from verbal chains and immersing them in an emotional experience that challenges both intellect and heart.
A sort of visual meditation on alienation and redemption, Nemesis calls us to reconsider our connection with one another and the world around us. In a world that constantly screams, this film invites us to find refuge in silence, to observe, and perhaps to truly understand. It’s an invitation to look beyond, to seek deeper meaning amidst the apparent chaos of modernity, to rediscover the lost humanity in the infinite space between earth and sky.
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